Ermanno e l’acne rosacea

Ermanno e l’acne rosacea

18 mesi di cure antibiotiche non bastano a risolvere una dermatite granulomatosa. Così il signor Ermanno decide di intraprendere una nuova via.

L’inizio della malattia

La mia storia ha inizio alla fine dell’anno 2009 poco prima della nascita del mio figlio secondogenito. Avevo 43 anni e ricordo ancora bene quell’orrenda pustola sul naso che ai primi di dicembre comparve nel giro di un paio di giorni; pensai subito di aver esagerato con un paio di ottimi strolghini che un amico emiliano mi aveva regalato la settimana precedente. Nel giro di una decina di giorni scomparve e non ci pensai più anche perchè nacque finalmente mio figlio.

Nei giorni di Pasqua dell’anno successivo, si ripresentò nuovamente una fastidiosa pustola sul viso; iniziai a pensare che forse il mio organismo stava iniziando a ribellarsi ad un mio stile alimentare con qualche eccesso, anche se sporadico, di troppo.
Purtroppo dall’estate dello stesso anno, la comparsa di eruzioni cutanee sul volto divenne più frequente nonostante il mio regime alimentare si potesse considerare, per la maggior parte del tempo, abbastanza “sano”.

Queste sono le prime foto che iniziai a scattarmi, non ancora consapevole che quello che stavo vedendo non era ancora niente a confronto di quello che avrei visto successivamente.

Confesso che iniziai a preoccuparmi di avere a che fare nuovamente con qualcosa di simile all’acne giovanile che è stata l’incubo della mia adolescenza; ancora oggi ne porto in viso alcuni segni del suo passaggio.

La cura allopatica

Dal punto di vista della salute, ma non solo, sinceramente mi sono ritenuto sempre abbastanza fortunato; dato che fino ad allora ho quasi sempre potuto fare a meno di medici e farmacie. Diciamo che in famiglia siamo sempre stati orientati a lasciare “lavorare” il nostro organismo da solo e a non aprire l’armadietto delle medicine al primo sintomo influenzale.

Però ovviamente decisi di farmi vedere da un medico dermatologo, il primo di molti che avrei successivamente consultato, per comprenderne le cause e per augurarmi di ricevere una terapia adeguata che mi portasse ad una definitiva guarigione.

Questa fu la prima delusione, soprattutto a livello di diagnosi, quando seppi che la gran parte delle malattie dermatologiche sono ad eziologia sconosciuta. Pertanto l’unica cosa che il medico poteva fare era quella di tentare una regressione dei sintomi e pertanto “curare” le mie pustole causate da un’acne rosacea papulo-pustolosa o per altri definita dermatite granulomatosa su rosacea.

Alla fine dell’estate dell’anno 2010, iniziai una cura antibiotica che non avrei mai immaginato potesse durare quasi 18 mesi. Infatti il percorso di cura prevedeva un ciclo di circa 10-12 settimane con tetracicline, da ripetersi nella primavera successiva, oltre a varie pomate antibiotiche ad uso topico.

All’inizio della cura ci fu, nel giro di una settimana, subito la scomparsa di tutte le pustole e con gran soddisfazione credevo di aver risolto. Purtroppo la mia prima delusione arrivò dopo circa dieci giorni che terminai il mio primo ciclo di cura; infatti la situazione in volto si ripresentò praticamente tale e quale a come l’avevo lasciata all’inizio della cura.

Feci per ben quattro volte questi cicli di cura antibiotica provando anche altre molecole di nuova generazione. Purtroppo la storia era sempre la stessa: scomparsa totale dei sintomi durante la cura e ricomparsa sempre più severa al suo termine.

Evoluzione dopo una settimana

Ogni volta che riguardo queste fotografie mi viene ancora in mente il profondo disagio che in quei due anni dovetti sopportare. Non parlo solo del bruciore e del prurito a cui ero continuamente sottoposto; ma anche del disagio sociale che mi faceva sentire una sorta di appestato ogni volta che dovevo mettere il naso fuori di casa e, ovviamente almeno per lavoro, non potevo fare altrimenti.

L’inizio del cambiamento

Trascorsi oltre due anni dall’inizio della malattia, avevo consultato diversi medici e avevo assunto circa 300 capsule di antibiotico per trovarmi in una situazione ancora più aggravata di quella iniziale. Ero veramente esausto e profondamente sconfortato, soprattutto perchè avevo avuto la conferma che la scienza medica non avrebbe potuto aiutarmi.

Fortunatamente ripresi in considerazione un consiglio di un’amica di farmi vedere da una naturopata, anche perchè altre strade in quel momento non avrei saputo intraprendere.

Confesso che andai all’incontro molto scettico e lo diventai ancor di più quando mi disse, dopo avermi scrutato attentamente l’iride, che le mie eruzioni in volto erano causate da uno sfogo del fegato e dell’intestino.

Pertanto era necessaria una cura per “ripulirmi” dalle tossine accumulate nel mio organismo.

Bastarono pochi minuti per farmi capire che c’era una relazione e una spiegazione a quello che mi stava capitando; e in fondo avrei solo dovuto assumere per qualche settimana delle innocue capsule vegetali.

Iniziai la cura, abbinata al rispetto di qualche semplice regola alimentare e, dopo una settimana circa, ebbi un peggioramento del quale fortunatamente ero stato informato.

Successivamente, giorno dopo giorno, iniziai a vedere progressi significativi e dopo un paio di settimane il mio viso era completamente ritornato alla normalità. Non mi sembrava vero che qualche estratto vegetale e alcuni fermenti lattici avessero avuto la meglio su sofisticate molecole chimiche.

La ricaduta

Erano passati oltre due anni dalla mia guarigione e, alle porte dell’autunno del 2014, iniziai a vedere nuovamente alcune pustole sul viso. C’è da dire che in quel periodo avevo alle spalle un paio di stagioni di intenso stress psicofisico e uscivo da una robusta cura antibiotica per un’infezione polmonare.

Capii subito che ero nuovamente nel tunnel e dubitavo seriamente di poterne uscire definitivamente.

Mi rivolsi subito alla naturopata che mi aveva precedentemente aiutato a risolvere il mio problema; iniziai una cura simile alla precedente ma purtroppo il percorso non fu risolutivo come ad allora. Passarono alcune settimane in cui la situazione peggiorava giorno per giorno senza un minimo cenno di miglioramento.

Profondamente sconfortato e psicologicamente esausto, decisi di intraprendere di nuovo un ciclo di cure antibiotiche. Ero consapevole che non fosse la scelta giusta, ma avevo necessità di avere un periodo di “normalità” in cui non dover continuamente spiegare a chi incontravo cosa mi fosse successo in volto. In realtà ero anche stato consigliato di tentare la strada dell’omeopatia, ma per quel poco che ne sapevo era un percorso molto lungo da seguire e in quel momento mentalmente non ero pronto ad affrontarlo.

Ad ogni modo alcuni medici dermatologici, che avevano seguito il mio caso (definito abbastanza clinico), non trovando anche risposte degli esami istologici mi prospettarono, mio malgrado, come unica soluzione per il mio futuro di assumere tetracicline a basso dosaggio a cicli periodici.

L’uscita dal tunnel

Come abbastanza prevedibile, al termine dei tre mesi di cura dopo una decina di giorni ricomparvero nuovamente le prime eruzioni sul naso; segno ormai inequivocabile che il mio volto era nuovamente destinato ad essere afflitto dalle solite papule, pustole e aree infiammate.

Grazie a mia moglie, molto più saggia di me, ne riparlò con il farmacista che già a suo tempo ci consigliò la via dell’omeopatia Hahnemanniana. Nel giro di qualche giorno ebbi la fortuna di essere ricevuto dal Dr. Paolo Greco che decise di seguire il mio caso.

Le sue parole, semplici ma efficaci, mi fecero comprendere fin da subito cosa stava accadendo dentro di me. La mia malattia dermatologica era l’espressione di un percorso di guarigione interiore che più volte avevo interrotto con le cure antibiotiche. Era pertanto necessario lavorare sul mio terreno coltivandolo affinché le radici maligne si indebolissero attraverso la malattia che usava la mia pelle come organo bersaglio.

Era un percorso che avevo forse in parte avviato tre anni prima con i consigli della naturopatia; in realtà, come spiegatomi dal Dr. Greco, tale approccio aveva solo abbassato il mio livello di tossine sotto la soglia del mio “troppo-pieno”. Ora era necessario agire in profondità e solo con rimedi omeopatici specifici ed uno stile di alimentazione

adeguato sarei potuto guarire definitivamente.

Iniziai pertanto nella primavera 2015 a seguire attentamente il ciclo di cura del terreno che periodicamente veniva aggiornato dal Dr. Greco sulla base dei miei sintomi. Seguii anche per alcuni mesi la dieta contro la parassitosi intestinale.

I risultati non tardarono ad arrivare già dalle prime settimane di cura; il mio viso non fu più deturpato come in passato ma al massimo avevo un paio di pustoline che duravano pochi giorni. Capivo che la malattia seguiva il suo decorso naturale e i rimedi omeopatici contribuivano a limitarne la manifestazione dei sintomi.

Tale situazione durò alcuni mesi dopo i quali non ho finalmente avuto più nessuna manifestazione della malattia.

Da due anni tutta la mia famiglia si cura con l’omeopatia Hahnemanniana e abbiamo avuto modo di riscontrarne i suoi benefici anche nella cura dei casi acuti. Io e mia moglie siamo convinti di aver fatto la scelta giusta e ci auguriamo che venga sempre più condivisa soprattutto da nuovi bravi medici.

Ermanno